Cosa ne dicono i libri

clicca per ingrandire Nel dicembre 2002 è uscito nelle migliori librerie il nuovo libro di
Giorgio De Martino:
CANTANTI, VIL RAZZA DANNATA', una dichiarazione d'amore contraddittoria attraverso la vita e gli incontri di Ugo Benelli.
Non perdetelo, è già un 'best seller'!
Potete leggerne le recensioni sul sito delle Edizioni Zecchini o su Musica

Nel libro: "I GRANDI CANTANTI"
di Jurgen Kesting Volume III (pag. 2015).

"Il tipo del tenore di grazia, come un tempo era stato personificato da Fernando de Lucia, Alessandro Bonci, Giuseppe Anselmi, Tito Schipa e Dino Borgioli, pareva negli anni quaranta e nei primi anni cinquanta ormai pressoché scomparso della scena: L'allievo di Schipa, Cesare Valletti, si concentrò soprattutto sul canto mozartiano e lideristico; Ferruccio Tagliavini si cimentò, con esiti rovinosi per la sua voce raffinata e sensibile, nel canto spinto: Prima, durante il rinascimento del repertorio belcantistico negli anni cinquanta, poi, attraverso i sistematici revival dell' "età del belcanto", i tenori leggeri ottennero nuovamente le loro chances. Dall'Italia proruppero Ugo Benelli, Nicolai Monti, Valletti, l'italiano per scelta Luigi Alva (nato in Perù) e Alfredo Kraus dalla Spagna.
...
Il terzo tenore di grazia italiano di qualità è Ugo Benelli,nato a Genova nel 1935; studiò con una borsa di studio della Scala e debuttò nel 1960 alla Piccola Scala. Benelli ha forse la voce più bella dei tre tenori (i primi due menzionati sono Alva e Monti)e, oltre a ciò, una sorprendente agilità, come mostra la registrazione di Varviso del "Il Barbiere di Siviglia" del 1965,dove egli superò tutti i protagonisti: Benelli è più vivace, più gestuale di Teresa Berganza, che spesso canta in modo matronale; stilisticamente più elegante del musicalmente pesante Manuel Ausensi o di Nicolai Ghiaurov, che rimbomba fuori misura. Nella stessa aria di chiusura "Cessa di più resistere" supera l'eccelente Cesare Valletti per beltà di timbro e brillantezza. Altrettanto bravo è come Don Ramiro nella registrazione della Cenerentola curata da De Fabritiis. Avesse mai Schipa cantato "Sì ritrovarla io giuro" in modo elegante e virtuoso come Benelli, la registrazione sarebbe valsa come prova per i passati tempi d'oro. Al contrario, il superbo canto di Benelli è solo parte di una registrazione complessivamente poco convincente, nella quale dalla Simionato si è decisamente preteso troppo nelle colorature e Paolo Montarsolo lavora con effetti di seconda classe provenienti dagli inferi dell'umorismo. In una compagnia migliore,Benelli ha cantato Lindoro ne "L'Italiana in Algeri" accanto alla scorrevole ed elegante, ma non proprio musicalmente animata, Lucia Valentini-Terrani che, negli ultimi anni, si è sviluppata verso un brillante mezzo-coloratura; all'efficace Sesto Bruscantini come Mustafà (una benedizione dopo Montarsolo), al gustoso Enzo Dara come Taddeo ed al buon Alfredo Mariotti come Haly. Se Benelli avesse raccolto le arie di Almaviva, Lindoro, Don Ramiro, Ernesto, Nemorino e forse anche di Alfredo e del Duca in un buon recital ben curato, si sarebbe potuto lasciar acclamare come il successore di Bonci o di John Me Cormack."

From GLYNDEBOURNE "A CELEBRATION"
By Sir John Pritchard (pagg. 57-58)

"What we learnt, then, from over ten years' experience in casting the Rossini comedies was that a gallery of performers with special talents, exemplified by the Male Trio I have mentioned, became a sine qua non:

  • a mezzo-soprano, with vocal agilità and charm
  • a tenore leggiero, with easy access to high notes
  • a basso buffo, with great agility in fast music
  • a brilliant baritone in the role of manipulator of the action
  • a basso cantante with rich notes and sense of comedy
The list, wich is incomplete, reveals at a glance the problems facing operatic managements today. It is a strange how various countries and regions of the world, in a changing pattern, have contributed gifted performers to this essential gallery. Thus for a time the especially Latin talents of Supervia, Simionato, the Gabarain, Berganza facilitated the casting of the leading female roles; Valletti, Alva, BENELLI, Gedda for the tenors..."

By John Higgins (pag.83)
"In the late 1960s the most interesting of the young artists to be heard tended to be either British born or trained. The two excepitions to this generality were perhaps a couple of tenors: the American George Shirley, whose engagement as Tamino led to a longish association with the house, and the Italian UGO BENELLI who had been recommended by Gui and auditioned (favourably) in Italy as long ago as 1959 but obtained his first Glyndebourne part as Nemorino (L'elisir d'amore) on the basis of a big success at the Wexford Festival..."

From "A HISTORY OF THE FESTIVAL OPERA" GLYNDEBOURNE
By Spike Hughes (pag. 246)

"The 1961 production of "L'elisir d'amore" was revived with Zeffirelli's sets and costumes, but without his white rabbit. In spite of one or two irritating tricks added in reproduction, the opera was allowed to make its full musical effects. The Nemorino of the young UGO BENELLI was a particular success; his performance had great charme and originality and would not have been out of place in the company of Mirella Freni and Sesto Bruscantini in 1962..."

From " OPERA ON RECORD 2"
By Alan Blyth (pages 101, 102, 109)

La Cenerentola (Decca's 1963 set, reissued in 1973)
"UGO BENELLI's Ramiro is sung with a fuller, more Italianate tone than Oncina's, and it sounds more beautiful too.
Luigi Alva has not the vocal beauty of BENELLI, but very nearly everything else to make him an ideal Ramiro.
Strangely enough the often-cut aria for the Don Ramiro, with chorus, in Act 2, "Pegno adorato e caro" in retained which gives the excellent BENELLI every chance to shine: his singing is stylish, and the voice sounds at times truly beautiful."
L'Italiana in Algeri (Acanta)
"UGO BENELLI a more gracious Lindoro than Decca's Alva."

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